Mercoledì pomeriggio si è concluso un altro anno lavorativo, per lo meno per quello che riguarda l’ attività in aula.
Ultima lezione prima delle feste, con tanto di panettone, brindisi, baci, abbracci e auguri più o meno di rito.
E mentre ero li, con il bicchiere in mano ( che ovviamente faccio solo finta di bere, si sa) mi sono trovata a pensare alle aule di quest’ ultimo anno. Alle persone incontrate.
Credo che, tra i tanti, questo sia in assoluto uno dei motivi che mi fa amare di più il mio lavoro: la possibilità di incrociare storie e vite profondamente diverse tra loro.
Perché, poi, davvero a me piace proprio tanto stare li. Mi diverto, nonostante la gran fatica di certi giorni, mi emoziono, mi sporco davvero le mani coi miei “ragazzi”.
Quest’ anno ho girato tanto. Tante aule diverse, per tipologie di percorso, di destinatari, obiettivi e temi affrontati.
Un sacco di vita e di vite.
E qualche bella lezione che ho imparato.
Perché per quanto banale e retorico possa sembrare, alla fine è proprio vero che non “insegniamo proprio nulla” ma sono sempre loro, i ragazzi ( che spesso tanto ragazzi non sono più) a sorprenderci, a coinvolgerci e a regalarci tanto.
Ecco, l’ ultima lezione dell’ anno è proprio questo, quello che mi porto IO a casa dalle mie aule. Dai viaggi, dagli abbracci, dalle occhiaie, dalle slide rifatte mille volte.
Perché alla fine sono anche un po’ egoista e mi piace prendere il più possibile da queste esperienze, portarmi a casa ogni volta qualcosa.
In ordine sparso, gli appunti dalle mie aule, per quelle che verranno:
- L’ aula è fatica. Sempre. In termini di sforzo fisico e impiego di energie. E’ qualcosa che stanca, non sempre allo stesso modo, ma stanca sempre. Ed è importante arrivarci , per quanto possibile, in forma e riposati.( si vede che mi invecchio…)
- Vale la pena, sempre, dedicare il tempo giusto alla preparazione adeguata dell’ intervento. Anche quando pensiamo di poter tranquillamente improvvisare. Anche quando l’argomento si conosce davvero a memoria e tutto potrebbe venire in maniera naturale e spontanea. Un’ attenzione in più, un esercizio nuovo, un materiale personalizzato, un risorsa nuova ed attuale da condividere. Sono tutti aspetti fondamentali che, oltre ad un’ efficacia didattica, possono evidenziare anche quella cura particolare che è fondamentale in ogni relazione.
- Le persone che abbiamo davanti si portano addosso mondi e storie a volte incredibili. Vale sempre la pena provare ad andare oltre le presentazioni di rito per conoscersi davvero. Quante persone ho incontrato solo in questo ultimo anno? Ad una prima stima almeno 300. E l’aula, spesso, può mettere davvero a nudo le persone. Rivelandone l’ identità più vera ed autentica.
- Inoltre, queste stesse persone, possono diventare, nel tempo, partner, colleghi, clienti, collaboratori. Il networking vero comincia in aula, prima ancora che sul web.
- Volendo, si può anche ridere. Si perché non è mica detto che per fare una cosa importante ed utile bisogna necessariamente essere seriosi e cupi. Certo, è ovvio, dipende dal contesto e da mille variabili. Ma spesso, se ci ricordassimo di sorridere di più e, ogni tanto, di lasciarci andare, sarebbe tutto molto più facile e più utile per tutti.
- Senza maschere è decisamente meglio. Qualcuno dice che l’ aula è un palcoscenico. Per me non si riduce a questo, ma in parte è indubbiamente vero, ma quello che ho imparato è che alla fine conviene sempre essere se stessi. Certo, nel rispetto assoluto degli altri e senza mai dimenticare il nostro ruolo e quello che stiamo facendo. Ma le maschere alla fine cadono. Tanto vale essere se stessi.
- Se c’è passione, è meglio. Banalissimo, ma quanto è vero! Quest’ anno ho avuto la fortuna di trattare molto spesso temi a me particolarmente cari (formazione formatori, e-learning, didattica, ecc.) ed ho sentito davvero qualcosa bruciare dentro. Non che gli altri temi non mi interessino. Ma quando sei li che parli di ciò che ti appassiona davvero, beh….gli altri se ne accorgono e ti seguono meglio.
- Non si può esagerare troppo. Un’ aula è innanzitutto uno spazio di relazione. E le relazioni richiedono tempo, cura, attenzioni. Caricarsi di aule per incastrare i calendari e “accontentare” tutti i clienti a volte diventa necessario, ma spesso rischia di essere controproducente e pericoloso.
- L’ ambiente fisico è importante. Un’ aula è uno spazio fisico. Che dovrebbe essere sempre scelto e curato al meglio. Si lavora molto meglio in un ambiente luminoso, ampio, con spazi adeguati e dove c’è davvero tutto quello che serve. I dettagli, nel nostro lavoro, sono sostanza.
- Non siamo eroi, non dobbiamo sapere tutto. Non siamo invincibili ( anche se a molti di noi piace crederlo) e perfetti. Dovremmo davvero, almeno ogni tanto, imparare a perdonarci.
Buon Natale Amici!