LA SCRITTURA AUTOBIOGRAFICA COME ATTO DI FORMAZIONE.

Scrivere di sé non è solo un gesto intimo, ma un vero processo di conoscenza. Dalle Confessioni di Sant’Agostino ai laboratori di Anghiari, la scrittura autobiografica è diventata uno spazio in cui formazione, psicologia e crescita personale si incontrano. Un modo per “rileggersi” e ritrovarsi.

Dalle Confessioni di Sant’Agostino ai laboratori di Anghiari, la scrittura autobiografica è diventata uno spazio in cui formazione, psicologia e crescita personale si incontrano.
Un modo per “rileggersi” e ritrovarsi.

L’origine di un gesto antico: scrivere per conoscersi

C’è un momento, nel percorso di ognuno, in cui nasce il desiderio di raccontarsi.
Non per narcisismo, ma per capire chi siamo diventati.

La scrittura autobiografica nasce proprio da questo impulso: un bisogno di dare voce alla propria storia, di riconnettersi con la memoria e con il senso profondo delle esperienze vissute.

Nel mio lavoro di formatrice e psicologa del lavoro, ho scoperto che le parole possono trasformarsi in strumenti di cura e consapevolezza. Scrivere diventa un modo per “vedersi da fuori”, per comprendere, perdonare, ricominciare.


📚 Dalle Confessioni a Anghiari: quando la narrazione diventa formazione

La storia della scrittura autobiografica attraversa secoli e culture.
Dalle Confessioni di Sant’Agostino — dove la narrazione di sé è via verso Dio — fino a Montaigne e Rousseau, che hanno trasformato il racconto personale in un atto di libertà e di ricerca dell’autenticità.

Ma è con il lavoro del pedagogista Duccio Demetrio e la fondazione della Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari che la scrittura di sé entra a pieno titolo nella formazione contemporanea.

Per Demetrio, il pensiero autobiografico è una “compagnia segreta” che accompagna l’intera esistenza: un modo per dare forma al tempo, alle memorie, ai passaggi della vita.
Nei laboratori autobiografici di Anghiari — dove ho avuto il privilegio di svolgere il mio tirocinio — ho potuto respirare la potenza di questa pratica: la narrazione come atto educativo, condiviso e trasformativo.


🧠 Psicologia della scrittura: le ricerche di James Pennebaker

La psicologia ha dimostrato scientificamente ciò che l’esperienza umana ha sempre saputo: scrivere fa bene.

Il ricercatore James W. Pennebaker ha studiato per anni gli effetti della scrittura espressiva sul benessere psico-fisico.
I suoi esperimenti dimostrano che raccontare per iscritto le proprie emozioni e i propri traumi produce benefici concreti:

  • miglioramento del sistema immunitario;

  • riduzione dello stress e dell’ansia;

  • miglior qualità del sonno;

  • maggiore consapevolezza emotiva.

Scrivere non è solo raccontare: è dare ordine al caos, mettere distanza dal dolore, trasformare l’esperienza in significato.


✍️ Quando scrivere diventa cura

La scrittura autobiografica, come ricorda Giorgio Nardone, attiva processi cognitivi e neurologici profondi: l’atto fisico dello scrivere — soprattutto a mano — aiuta il cervello a rielaborare le esperienze, spostandole dal presente al passato.
Scrivere è, a tutti gli effetti, una forma di auto-terapia narrativa.

Eppure, il vero potere della scrittura non sta solo nel guarire, ma nel formare.
Nell’ambito della formazione degli adulti, scrivere di sé permette di:

  • rileggere le proprie esperienze professionali;

  • dare senso ai cambiamenti;

  • costruire una nuova identità lavorativa e personale.


🌱 Formazione e consapevolezza: la scrittura come metodo

Nelle aule in cui lavoro ogni giorno, ho visto persone riscoprirsi attraverso la scrittura.
Un esercizio, un diario, una semplice traccia autobiografica: bastano poche righe per aprire uno spazio nuovo di riflessione.

La scrittura diventa così metodo formativo, strumento per sviluppare:

  • l’autoconsapevolezza;

  • la capacità riflessiva;

  • la competenza emotiva.

In questo senso, la scrittura di sé è molto più di una tecnica: è una pratica educativa, un ponte tra vita e apprendimento.